Dopo soli 24 giorni effettivi di attività venatoria sono 27 le persone rimaste uccise o ferite da armi da caccia: quattro cacciatori sono morti e 15 sono rimasti feriti, mentre altre otto persone, tra cui un bambino, sono state colpite accidentalmente. A fare il bilancio di questo inizio di stagione è l’Associazione vittime della caccia: “I dati, aggiornati al 16 ottobre, danno il quadro della situazione – spiega Maurizio Giulianelli, vice presidente della associazione – Noi chiediamo da anni l’apertura di un tavolo con il ministero dell’Interno, ma non abbiamo ancora ottenuto risposta”. “L’alto numero di incidenti – spiega Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu, Lega italiana protezione uccelli – deve fare riflettere: solo nel 2013 abbiamo registrato 20 persone uccise da cacciatori e 80 feriti. Proponiamo che il Parlamento abroghi l’articolo 842 del codice civile che consente ai cacciatori di entrare nelle proprietà private.Tra l’altro, alcune regioni hanno stabilito una pre-apertura della caccia, dieci giorni prima della terza settimana di settembre, che è la data di avvio della stagione venatoria: in questi casi abbiamo registrato un forte aumento dei casi di bracconaggio”.
“Chiediamo anche – prosegue il presidente della Lipu – che sia aumentata la distanza di sicurezza dai centri abitati e dai luoghi di lavoro: visto che i cacciatori non rispettano quella attuale, di 150 metri, deve essere raddoppiata, nella speranza che serva a diminuire gli incidenti”. La forte urbanizzazione del nostro Paese “mette in discussione l’esistenza stessa della caccia che è diventata impraticabile in un territorio largamente antropizzato come il nostro. A tutto questo si aggiungono l’inciviltà e la maleducazione dei cacciatori che non esitano a sparare a qualsiasi cosa si muova: solo nelle ultime settimane sono state uccise da cacciatori una cicogna e un’aquila”.