Tra le norme più interessanti della riforma della sanità americana chiamata “Obamacare” c’è l’obbligo per le imprese farmaceutiche e produttrici di dispositivi sanitari di rendere pubblici pagamenti e regali a medici ed ospedali.
Secondo il rapporto previsto dalle regole sulla trasparenza, appena pubblicato, le imprese hanno pagato, solo negli ultimi cinque mesi del 2013, ben 3,5 miliardi di dollari ai medici statunitensi. Una cifra che la dice lunga sul tasso di eticità del sistema e dei suoi complicati intrecci. Alcune cifre sono davvero impressionanti: per esempio i 122,5 milioni di dollari in royalties pagati dal settore Genentech della Roche al centro medico City of Hope di Duarte, California, dove i test su animali – va da sé – sono largamente praticati. Tutto legale e giustificato, visto che il gigante farmaceutico ha brevettato farmaci come l’Herceptin e l’Avastin grazie a ricerche condotte nel centro durante gli anni Ottanta. Ma i pagamenti più influenti sono certo quelli riservati ai singoli medici. A diffondere il rapporto è stata l’agenzia federale Centers for Medicare and Medicaid Services, con i primi dati rilasciati in base al Sunshine Act, previsto dalla riforma sanitaria Obamacare.
Nel 40% dei casi i beneficiari non sono identificati, con la motivazione di problemi nei dati. Si tratta di 546.000 medici e 1.360 cliniche universitarie, che hanno ricevuto da pasti gratuiti a compensi per consulenze e ricerche.
La spinta alla maggior trasparenza sui dati è nata dalla preoccupazione che i medici prescrivessero farmaci in base al denaro ricevuto dalle aziende mentre secondo le case farmaceutiche i pagamenti sono necessari per la ricerca e la comunicazione sull’uso dei prodotti.