Sono circa 35,8 milioni le persone nel mondo che vivono in condizioni di schiavitù, costrette da padroni senza scrupoli a svolgere i lavori più duri, ma anche a prostituirsi e combattere guerre. Secondo il rapporto Global Slavery Index (GSI) del 2014, che confronta i dati di 167 paesi, la schiavitù moderna contribuisce alla produzione di almeno 122 beni in 58 paesi. “Si pensa che la schiavitù appartenga al passato o che esista solo nei paesi devastati da guerre e povertà, ma là è ancora una drammatica realtà”, ha detto il presidente dell’organizzazione, Andrew Forrest. La moderna schiavitù include anche pratiche assimilabili, come lo strozzinaggio, i matrimoni forzati, lo sfruttamento dei bambini, il traffico di esseri umani e i lavori forzati. Secondo l’International Labour Organization (ILO), i profitti derivanti da questi lavori forzati sono di circa 150 miliardi di dollari ogni anno. La nazione peggiore rimane la Mauritania, al secondo posto figura l’Uzbekistan. I paesi che fanno di più per contrastare il fenomeno sono Olanda, Svezia, Stati Uniti. Ma il fenomeno è presente anche in Europa dove sono circa 566 mila le persone sottoposte a forme di schiavitù, la maggior parte delle volte si tratta di immigrati clandestini.