L’avorio africano fa gola ai banditi cinesi

Attenzione: immagini forti

Immagini rubate con la telecamera nascosta in un emporio illegale di Dar es Salaam, in Tanzania. Un uomo cerca di vendere prodotti in avorio provenienti dall’attività di bracconaggio che sta letteralmente sterminando la popolazione di elefanti africani. E le nuove strade di questa attività criminale portano dritto in Cina dove le gang criminali hanno fiutato il business dell’oro bianco e messo in piedi traffici loschi con funzionari corrotti dei governi locali di Tanzania e Mozambico. “Il vostro presidente è stato qui – dice uno dei bracconieri, ripreso di nascosto – ogni volta che viene molti chili di avorio partono con lui. Arriva con la scorta, riempie metà del suo aereo e se ne va. Lo sappiamo perché comprano da noi, lui e la scorta e poi vanno in aeroporto con tanti chili di avorio”. L’identità del famigerato presidente a cui si riferisce la conversazione non è data di conoscerla. Fatto sta che questo dialogo denuncia quanto diffusa sia la pratica del commercio illegale d’avorio anche tra coloro che, in realtà, dovrebbero essere schierati contro il bracconaggio. “Chiudiamo i container e via – confessa questo addetto alle spedizioni – l’ufficiale di dogana mette il timbro sui documenti e il carico parte. Queste sono le disposizioni”. In Cina il prezzo dell’avorio proveniente dagli elefanti abbattuti dai bracconieri in Africa è triplicato negli ultimi anni. La ong Save the Elephants stima che 33mila elefanti all’anno siano stati abbattuti dai bracconieri solo nel periodo 2010-2012.