Entro il 2030 l’Aids si potrà debellare. E’ quanto sperano i responsabili del Fondo globale per la lotta contro Aids, Tbc e malaria e dell’Osservatorio Aids in occasione del primo dicembre, Giornata mondiale della lotta contro la sindrome da immunodeficienza acquisita. Tuttavia, nonostante gli auspici ottimistici e gli innegabili progressi in fatto di prevenzione e trattamenti farmacologici fatti negli ultimi 10 anni, il problema è tutt’altro che risolto. In Italia dall’inizio dell’epidemia sono morte 42mila persone mentre Hiv e Aids sono ancora la prima causa di mortalità nell’Africa subsahariana tra gli adulti. Secondo i dati di Unaids, il programma delle Nazioni Unite sull’Aids, solo nel 2013 a causa del virus Hiv nel mondo ha perso la vita 1 milione e mezzo di persone ed oltre due milioni sono state contagiate – 3.600 nel nostro paese – soprattutto tra i giovani. Uno dei dati che più preoccupano, infatti, è l’impreparazione delle nuove generazioni che sempre più spesso (oltre l’80% dei casi) continuano a praticare sesso non sicuro, rinunciando all’uso del preservativo anche in caso di rapporti occasionali che, insieme con lo scambio di siringhe infette, restano tra le principali cause di contagio. Attualmente, il Fondo sostiene 6,3 milioni di persone in trattamento con farmaci antiretroviralei ma rimane ancora molto da fare. Mancano all’appello almeno altri 2 miliardi e mezzo di dollari per contrastare efficacemente le tre pandemie. Da quando fu scoperta, nel 1981, l’Aids ha ucciso 40 milioni di persone.