E’ l’ora di punta a Nuova Delhi e milioni di persone stanno rientrando a casa. Ma per molte donne non è sempre facile trovare il mezzo giusto per rincasare, tenendo conto che da inizio 2014 sono 25.000 le violenze sessuali registrate nel paese, la maggior parte nella capitale indiana. “Non mi sento davvero sicura – dice una studentessa – perché ci sono brutti ceffi che girano, ci sono continue molestie verbali e molte persone che non sono buone e ti guardano come se fossi un oggetto sessuale”. Due anni dopo che una studentessa è morta in seguito a un brutale stupro di gruppo su un autobus a Nuova Delhi e una settimana dopo che una donna ha accusato un autista di un veicolo chiamato tramite l’applicazione Uber di averla stuprata, la sicurezza per le donne indiane rimane motivo di grande preoccupazione. La metropoli ha così deciso di vietare le aziende che offrono il servizio di noleggio auto con conducente tramite Uber. Uber non ha controllato il curriculum dell’autista che stava lavorando per loro: l’uomo accusato di stupro si trovava infatti fuori sotto cauzione per delle accuse di stupro e furto. Gli operatori di radio taxi a Nuova Delhi hanno ora chiesto al governo di regolarizzare le auto senza licenza che si appoggiano all’applicazione mobile creata a San Francisco per garantire la sicurezza dei passeggeri. A questo si aggiunge il lavoro di sensibilizzazione fatto su un terzo dei 120.000 guidatori di risciò, i quali dopo il “corso” espongono un cartello “questo risciò rispetta le donne e la loro sicurezza”.