Africa: Viaggio a Maputo, Capitale mondiale della miseria

Maputo non è solo la Capitale del Mozambico, in Africa. Maputo è forse la Capitale mondiale della miseria. Qui c’è una delle più grandi e incontrollate discariche del mondo. Quasi 900 tonnellate di rifiuti vengono scaricate qui ogni giorno. Ma tra i cumuli d’immondizia, tra fumi tossici, topi, insetti e malattie mortali, i poveri della città, i cosiddetti “catadores” trascorrono ore piegati in due, alla ricerca di qualcosa, per lo più plastica o lattine, da poter riciclare e rivendere per sbarcare il lunario. “Sono qui perché sono povera – racconta Rosa – non ho nulla per sfamare i miei figli, ho bisogno di guadagnare qualcosa per loro”. “La mia è una vita di sofferenze ma non ho alternative – aggiunge Tina, mamma di 3 bambini – se non lavoro qui non ho niente da mettere a tavola per i miei piccoli”. I camion di spazzatura che arrivano dai quartieri “privilegiati” della Capitale sono presi d’assalto. Il Mozambico è una delle economia mondiali con il tasso di crescita più elevato, oltre il 7% nel 2014. Eppure metà della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. I “catadores” nemmeno quello. Quando va bene, rivendendo i rifiuti riescono a guadagnare circa la metà, ma da quel mezzo dollaro dipende la sopravvivenza di intere famiglie. E mentre gli uomini sono a lavorare, spesso il compito di rovistare nell’immondizia è affidato soprattutto a donne e bambini. “Quando ho preso in mano la gestione, 5 anni fa c’erano pochi bambini – spiega il direttore della discarica, Americo Zacarias – adesso però sono quasi quanto gli adulti”.”Per me la cosa più difficile qui è la fame”, dice il giovane Jason, che ha solo 13 anni. Quando i coloni portoghesi hanno scelto questo luogo per costruire la discarica, negli anni ’50, era molto distante dalla città ma ora è cresciuta a dismisura. I cumuli di rifiuti ricoprono una superficie pari a quasi 17 campi da calcio e sono alti come edifici di 3 piani. Le autorità stanno pensando di spostare la discarica di circa 20 Km ma per i “catadores” questo vorrebbe dire perdere l’unica possibilità di sopravvivenza.