Idrocarburi: scienziati contro gli airguns, Greenpeace interroga il Governo

Dopo la lettera che settantacinque scienziati hanno scritto al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama per chiedere il divieto degli airguns per la ricerca di idrocarburi in mare, Greenpeace chiede lumi al Governo Italiano.  Gli airguns sono veri e propri “ordigni” che vengono usati dai petrolieri per “sondare” i fondali prima di trivellarli, una minaccia che riguarda anche l’Italia, e che potrà essere sventata se non verrà stravolto il nuovo Disegno di Legge sugli ecoreati che vieta le ricerche di idrocarburi in mare con queste “bombe” pericolosissime per la vita dei cetacei e della fauna marina. Gli airguns infatti scoppiano a intermittenza, una campagna di prospezioni comporta di solito qualche migliaio di esplosioni, con effetti potenzialmente devastanti per la vita del mare: come hanno spiegato gli scienziati ad Obama, questi test possono causare stress comportamentali e psicologici cronici per le balene e altri cetacei (fra cui il pericolo di separare i piccoli dalle madri), provocare la mortalità dei pesci e danneggiare le attività di pesca, interferire nei processi riproduttivi e confondere gli animali al punto di alterare le loro risposte ai predatori. Come affermano i 75 scienziati che hanno scritto a Obama, queste attività sono “un rischio inaccettabile di danni seri alla vita del mare a livello di specie e di popolazioni, la cui piena entità sarà pienamente compresa solo molto dopo che il danno sarà stato fatto”. L’associazione ambientalista auspica che  il divieto contenuto nel disegno di legge sugli ecoreati, già adottato al Senato, sia mantenuto così com’è e approvato al più presto alla Camera.