Finalmente, il camoscio appenninico non è più a rischio estinzione in Italia. Era quasi completamente scomparso dalle nostre montagne agli inizi del ‘900, quando ne sopravvivevano poco più di 30 esemplari. Oggi questo splendido animale artiodattilo supera invece i 2000 esemplari, garantendo così la sopravvivenza della specie. Il formidabile ripopolamento è stato possibile grazie al progetto “Life Coornata”, realizzato grazie a strumenti finanziari messi a disposizione dall’Unione Europea. Diversi Parchi Nazionali si sono adoperati per conservare questo esemplare, tra cui il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il Parco Nazionale del Gran Sasso, i Monti della Laga e il Parco Regionale Sirente Velino. Questi hanno sviluppato numerose attività e tecniche innovative di cattura e rilascio dell’animale. Questa specie è presente solo nel nostro paese e si può affermare che il suo ritorno sia un importante indicatore dello stato di salute del nostro ambiente, ed è anche di fondamentale importanza per la biodiversità dei parchi d’Italia. Il camoscio vive in aree montane, specialmente sugli , caratterizzata da pareti rocciose scoscese,dove si ripara per sfuggire agli attacchi dei predatori, prati e zone boschive con ricco sottobosco. Durante l’inverno, per far fronte alla scarsità di cibo dovuta alle abbondanti nevicate, le femmine ed i giovani, che vivono in branco, tendono a spostarsi a quote più basse, mentre i maschi adulti restano nelle parti rocciose durante tutto l’anno raggiungendoli solo nel periodo della riproduzione.