Sono diventata una schiava a 5 anni. Ogni giorno badavo agli animali, e ogni notte venivo stuprata dal mio padrone. Era l’unica vita che conoscevo, e vi giuro che pensavo fosse normale.
Perché nel mio paese, la Mauritania, centinaia di migliaia di persone vivono ancora in schiavitù. Ma io sono stata fortunata: mio fratello è riuscito a scappare, ha trovato un’organizzazione che lotta contro la schiavitù e gli ha chiesto di liberarmi. All’inizio non volevo assolutamente che mi portassero via: non riuscivo a immaginare una vita senza i miei padroni, senza dover lavorare ogni giorno, anche quando ero incinta o a un giorno dal parto. Era l’unica vita che conoscevo.
L’uomo che mi ha salvata, e che ha dedicato tutta la vita a liberare migliaia di persone come me, ora per questa lotta è stato messo in carcere. Ma tra 4 giorni ci sarà un ricorso in tribunale e possiamo liberarlo. Se ci aiuterete da tutto il mondo, a centinaia di migliaia, chiedendo la libertà di Biram Dah Abeid, potremo permettergli di continuare la sua lotta contro la schiavitù.
Gli schiavisti stanno facendo pressione in ogni modo per mantenere la situazione attuale, ma in Mauritania l’opinione pubblica sta cambiando. E io credo che anche il nostro presidente possa cambiare idea: in passato, messo con le spalle al muro, ha rilasciato prigionieri politici, compreso lo stesso Biram.