John Kerry ha un appuntamento con la Storia. Il segretario di Stato statunitense è il primo capo della diplomazia di Washington dal 1945 a recarsi all’Avana per ufficializzare il ristabilimento delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti, i due grandi nemici che al tempo della Guerra fredda si sono duramente affrontati nel giardino, o nella piscina, di casa. “Non esiste alcun dubbio, aveva ribadito Kerry alla riapertura dell’ambasciata cubana a Washington nel luglio scorso. Il processo di completa normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba continuerà. Potrà essere lungo e complesso, un cammino sul quale ci saranno certamente degli ostacoli e anche dei momenti di frustrazione. Bisognerà dimostrare molta pazienza”. Uno dei punti controversi sarà la questione dei diritti umani a Cuba. Kerry prevede di incontrare alcuni dissidenti cubani nel corso della sua visita, exploit poco gradito dai dirigenti di uno degli ultimi regimi comunisti ancora presenti sul pianeta. Qualche giorno fa, 90 manifestanti sono stati arrestati nel corso di una protesta di piazza organizzata per fare sapere al mondo che la loro situazione è peggiorata dopo il riavvicinamento tra Washington e l’Avana.Un altro ostacolo facilmente prevedibile, anche senza disporre della sfera di cristallo di Nostradamus, è la revoca dell’embargo commerciale da parte del Congresso statunitense. Una questione che sta, comprensibilmente, molto a cure del governo cubano. “Abbiamo insistito sul fatto che la revoca integrale dell’embargo è una questione essenziale per la normalizzazione delle relazioni bilaterali, ha sottolineato Bruno Rodriguez, ministro degli Esteri cubano, come la restituzione del territorio illegalmente occupato di Guantanamo”. Kerry ha un appuntamento con la Storia. Ma non saranno rose e fiori.