La regione buddista di Mustang, nell’Himalaya nepalese, è scampata all’infezione della cosiddetta “Rivoluzione culturale” che ha devastato la Cina ai suoi confini. Ma il terremoto del 2015 ha danneggiato gravemente monasteri e monumenti sacri mentre tutto questo straordinario patrimonio è minacciato dall’erosione naturale. “La ricchissima eredità della regione è insostituibile” spiega Alaina Teplitz, ambasciatrice degli Stati Uniti in Nepal. “Ma i monumenti sono fatti di fango e paglia, di intonaco e legno e sono esposti al rischio di un degrado irreversibile che li farà sparire per sempre. Sarebbe una grande perdita per il popolo nepalese ma anche per tutto il mondo”. Questi due chorten, monumenti buddisti la cui destinazione principale è conservare reliquie, sono stati restaurati e la gente del villaggio testimonia la sua gioia: “Vengo sempre qui, mattina e sera, almeno tre volte al giorno, nonostante gli impegni del lavoro”. Oltre un centinaio di operai e artigiani hanno preso parte per due anni ai lavori di restauro. Attività diventata cruciale quando un sisma nel 2015 ha duramente colpito il Nepal, uccidendo oltre 9.000 persone. Nella capitale reale dell’antico regno di Lo Manthang, sono andati perduti affreschi antichi di cinque secoli ed è stato danneggiato anche il sistema di canalizzazioni il che ha causato gravi infiltrazioni d’acqua in diversi monasteri. “Il terremoto ha prodotto grandi fratture sulle pareti del monastero Thupchen che rischia di crollare”, spiega uno dei restauratori. “Alcuni dipinti del monastero di Jampa Lhakhang sono franati a terra. Se non riceviamo aiuti rapidamente, temo che entrambi gli edifici finiranno per crollare”. I lavori di restauro dipendono da donazioni e aiuti internazionali. E la crisi economica di questi anni non sembra favorire la conservazione di questo straordinario patrimonio culturale nepalese e mondiale.