Terzo caso nel mondo di un bambino che riesce a contrastare l’azione del virus Hiv grazie a una cura di 10 mesi effettuata nel primo anno di vita. La bambina, che oggi ha dieci anni, si trova in una fase di remissione di lungo termine, in cui il virus risulta cioè inattivo. Dopo un percorso clinico, basato su un cocktail di farmaci anti-retrovirali, la bambina non ha più assunto medicinali per i successivi nove anni e gode di ottima salute.
“Questo nuovo caso rafforza le nostre speranze che il trattamento dei bambini affetti da Hiv per un breve periodo all’inizio dell’infanzia possa superare l’ostacolo di una terapia che duri tutta la vita”, ha spiegato Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale di malattia infettive che ha finanziato lo studio.
Questo caso “misterioso” della bambina – Un piccolo gruppo di persone che hanno contratto il virus dell’Aids, meno dell’1%, sono capaci autonomamente di fermare la replicazione e sono noti come “l’élite dei controllori”, non si riesce a spiegare quale sia il meccanismo che lo consente. La bambina, hanno sottolineato i ricercatori, non fa parte di questo gruppo. Tra coloro che hanno assunto i farmaci anti-retrovirali per un lasso di tempo limitato pochi hanno potuto interrompere definitivamente le cure senza la recrudescenza del virus.
Inoltre i ricercatori hanno ammesso di non sapere perché la bambina sudafricana sia l’unica tra 410 casi, curati nella stessa maniera, ad aver raggiunto la remissione per un periodo così lungo. La paziente era risultata positiva all’Aids al compimento del 32 esimo giorno di vita.
Il virus c’è, ma è troppo debole per colpire – A differenza delle cure tradizionali in cui il virus viene debellato, in questo caso il paziente continua a ospitare l’Hiv nel suo sistema. Il virus ha però una “carica” così debole da non potersi replicare o diffondere attraverso rapporti sessuali. I ricercatori auspicano che il trattamento precoce dei contagiati possa consentire una remissione senza farmaci.
Il virus responsabile dell’Aids, ha l’abilità di nascondersi nelle cellule umane, di sembrare “scomparso” per diversi anni e di riemergere dopo anni alla fine del trattamento. I rimedi anti-retrovireali non lo uccidono e le persone infette sono costrette ad assumere farmaci ogni giorno per tutta la vita, con effetti collaterali di vario tipo.