Roma, 19 gen. (askanews) - Nasce un'alleanza fra scienziati e grandi imprese per preservare le eccellenze alimentari delle nostre tavole come la pasta, l'olio e il vino dall'impatto dei cambiamenti climatici. Si chiama MED-GOLD, 'Oro del Mediterraneo' ed è un progetto europeo di ricerca dedicato a vite, olivo e grano duro, minacciati dall'invasione di specie dannose e dal rischio di eventi atmosferici estremi, per effetto del climate change. Coordinato dall'Enea, il progetto ha come partner industriali tre leader mondiali: Barilla per la pasta, la spagnola DCoop per l'olio d'oliva e la portoghese Sogrape Vinhos per il vino. Finanziato dall'Unione europea con 5 milioni di euro, MED-GOLD - si legge nell'ultimo numero della newsletter ENEAinform@ - prevede la realizzazione di servizi climatici altamente specializzati per ognuna di queste colture, con indicazioni per ottimizzare le tempistiche e le tecniche agricole in relazione all'impatto del riscaldamento globale. "L'agricoltura è il settore più fortemente influenzato dalla variabilità e dal cambiamento del clima. Da qui l'importanza di servizi innovativi che consentano di dare indicazioni per ottimizzare le tempistiche e le tecniche agricole in relazione al climate change", spiega Alessandro dell'Aquila, ricercatore del Laboratorio Modellistica climatica e impatti, una delle strutture Enea coinvolte nella realizzazione del progetto. "Questa nuova tipologia di servizi climatici per l'agricoltura consente di fornire informazioni 'su misura', molto mirate, e di agire su un arco temporale anche pluridecennale, rispetto alle attuali previsioni meteo che non vanno oltre i 2-3 giorni, anche per valutare elementi come le rese agricole, misurare le potenzialità di adattamento e aumentare la resilienza del sistema agroalimentare mediterraneo rendendolo più competitivo ed efficiente", aggiunge. "Con Barilla lavoreremo per capire l'impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione di grano duro e le ricadute in termini di qualità e prezzo", spiega Luigi Ponti del Laboratorio Sostenibilità, Qualità e Sicurezza delle Produzioni Agroalimentari Enea. "L'innalzamento delle temperature sta impattando anche sulle interazioni tra l'olivo e la mosca delle olive, alterando l'economia olivicola nonché la resa della coltura. Sapere in anticipo se la prossima stagione sarà molto calda e siccitosa o al contrario mite e umida consentirebbe a chi produce olio d'oliva di mettere in atto le contromisure necessarie", aggiunge. Con Sogrape Vinhos verrà sviluppato un servizio climatico legato all'andamento stagionale della temperatura e al verificarsi di pioggia o siccità, per scegliere al meglio il momento della vendemmia, in modo da consentire ai viticoltori di programmare per tempo i lavori di cantina e l'utilizzo della manodopera. L'ultima fase di MED-GOLD (che in tutto coinvolge 16 partners) prevede l'estensione della metodologia ad un altro prodotto di grandissimo consumo, il caffè, per rafforzare la dimensione globale del progetto anche al di fuori dell'area mediterranea e gettare le basi per fornire servizi climatici alla commodity agricola più importante al mondo. Il bacino del Mediterraneo - conclude l'Enea - rischia di essere una delle regioni del Pianeta più esposte alle conseguenze dei cambiamenti climatici che arriverebbero a minacciare una diversità biologica e culturale estremamente ricca ed interconnessa, oltre ad aumentare la vulnerabilità ai disastri naturali e alle invasioni da parte di specie esotiche dannose per i nostri ecosistemi.

Con i cambiamenti climatici si mangerà solo pasta scotta

A Fiorenzuola d’Arda, in Emilia Romagna, nel Genomic Reserch Center del Crea si guarda al futuro e si studiano gli effetti dei cambiamenti climatici sul grano per evitare di essere costretti, un domani, a mangiare solo pasta scotta.

Nel piccolo appezzamento a due passi dal Po, l’aria che circola non è quella del 2018, ma quella del 2050, almeno per quel che riguarda la CO2, che è di 570-600 parti per milione, esattamente la quantità di anidride carbonica attesa per la metà XXI secolo.

I primi risultati sono chiari: con dosi extra di anidride carbonica, la produzione aumenta, ma la qualità diminuisce. Il grano duro ad alta CO2, infatti, non solo contiene meno proteine, elemento cruciale nella produzione della pasta e parametro più importante per la sua tenuta in cottura, ma anche meno ferro e zinco. Per evitare un futuro segnato dalla pasta scotta per i ricercatori la strada maestra è il miglioramento genetico.

Ogni anno nel mondo si producono 37 milioni di tonnellate di grano duro, il 75% dei quali viene trasformato in pasta. Ecco perché lo studio condotto a Fiorenzuola serve per capire come potrebbe essere la pasta del futuro.

“Qui – ha spiegato ad AgriUe Luigi Cattivelli, il direttore del Genomic Research Centre – studiamo gli effetti del mutare delle condizioni esterne sulle piante e vediamo come agire, con il miglioramento genetico, per adattarle a queste nuove condizioni”.