In Italia, come nel resto del mondo, non è solo la fascia adulta ad essere colpita dal virus dell’epatite C. L’infezione colpisce infatti migliaia di adolescenti. Lo ricorda, in vista del World Hepatitis Day di sabato, Giuseppe Indolfi, esperto dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. “In questo caso la principale modalità di trasmissione dell’infezione è quella materno-fetale – spiega l’esperto -. Nel mondo si pensa che siano 4 milioni le persone sotto i 15 anni infette, mentre in Italia ogni anno ci sono circa mille parti da donne che hanno l’infezione, da qui la stima, anche se anche in questa fascia c’è una percentuale di pazienti ‘sommersi'”. Anche per questi pazienti, di cui il 3% sviluppa conseguenze gravi della malattia, dalla cirrosi alla fibrosi del fegato, sono disponibili da luglio 2017 i nuovi superfarmaci, spiega Indolfi, che negli adulti hanno rivoluzionato il corso della malattia. “In Italia 200 dosi della combinazione sofosbuvir e ledipasvir, distribuite a 19 centri specializzati, sono arrivate dallo scorso aprile grazie al fruttuoso dialogo tra Aifa, Società Italiana di Pediatria e la Gilead che ha deciso di fornire il trattamento a titolo praticamente gratuito con un costo simbolico di 1 euro. Prima dell’arrivo delle nuove terapie avevamo solo interferone peghilato e ribavirina, farmaci con gravi effetti collaterali sulla crescita. Nel bambino le nuove terapie hanno un’efficacia pari agli adulti, e sono ben tollerate. E’ importante curare in questa fascia d’età perché l’adolescente ha davanti 60 anni di vita, in cui oltre ad avere gli effetti dell’infezione può anche trasmetterla”. L’iniziativa, spiega il general manager di Gilead Italia Valentino Confalone, è nata dall’impegno per raggiungere l’eliminazione dell’epatite C entro il 2030 indicato dall’Oms.
“Gli adolescenti – spiega – fanno parte di quelle categorie definite ‘fragili’ su cui c’è bisogno di un impegno particolare per raggiungere l’obiettivo”.
Intanto l’Italia è tra i 12 Paesi che guarda all’obbiettivo fissato dall’Oms di eradicare l’infezione da Hcv entro il 2030. Ad aiutare il Bel Paese nel raggiungimento di questo traguardo le politiche di accesso al trattamento introdotte dall’Aifa. Già nel 2022 si raggiungerà l’obbiettivo di ridurre la mortalità del 65% secondo le ultime analisi condotte dal Center Disease Analysis (USA). Si tratta di una sfida fondamentale in campo medico, considerando che le persone colpite da epatite b e c sono in tutto il mondo 325 milioni, mentre i morti per cancro al fegato, patologia tumorale spesso correlata all’infezione e causata da una diagnosi tardiva sono 1,34 milioni ogni anno. Si tratta di infezioni croniche subdole, che non mostrano i sintomi per lungo tempo, anche decenni. Per favorire il percorso di eradicazione della infezione l’Oms ha favorito la semplificazione dell’erogazione della terapia a chi soffre di epatite cronica. Gli strumenti sono la facilitazione di accesso ai test e l’innovazione continua di farmaci e servizi. Bisogna poi puntare sull’informazione, sulla prevenzione, promuovere la copertura sanitaria universale dei dservizi per i pazienti.