Quello che emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, i bitcoin potrebbero spingere l’innalzamento della temperatura globale a 2 gradi centigradi nel giro di 15 anni, superando quindi il limite fissato a livello internazionale dall’accordo di Parigi sul clima.
Gli esperti hanno infatti preso in esame l’efficienza energetica dei computer usati per produrre criptovaluta, il luogo di produzione e le emissioni legate alla generazione di elettricità nei vari Paesi. Ecco che emerge dallo studio dei ricercatori delle Hawaii a Manoa, è che se la moneta virtuale avrà un tasso di diffusione simile ad altre tecnologie, farà impennare il termometro mondiale, perché la produzione di bitcoin richiede un consumo molto elevato di elettricità.
Dai calcoli svolti emerge che per la produzione dei bitcoin nel solo 2017 ha causato l’emissione di 69 milioni di tonnellate di CO2. Se si guardano attentamente i tassi di adozione di altre tecnologie nella società, la valuta potrebbe generare abbastanza emissioni da determinare un aumento di 2 gradi della temperatura mondiale tra il 2033 e il 2040.
“Attualmente le emissioni legate a trasporti, cibo, riscaldamento e raffreddamento domestico sono considerate le cause principali del cambiamento climatico in atto, ma i bitcoin dovrebbero essere aggiunti alla lista”, hanno spiegato i ricercatori.
Se l’uso della valuta si diffonderà anche al ritmo più lento mostrato da altre tecnologie, “sarà una cattiva notizia per il riscaldamento globale e per l’uomo”. Per questo, concludono, “qualsiasi ulteriore sviluppo delle criptovalute dovrebbe mirare in modo deciso a ridurre la domanda di elettricità”.