intelligenza artificiale

Radiomica e intelligenza artificiale per predire le malattie

“Radiomica”, un termine sempre più usato nel campo della diagnostica; se ne è parlato al convegno “Radiomica, il futuro è qui”, organizzato alla città della scienza di Napoli dal Centro Diagnostico Italiano. Uno strumento sempre più importante per predire lo sviluppo delle malattie e definire le terapie più efficaci per ogni persona: si tratta di usare l’intelligenza artificiale per l’elaborazione di analisi, anamnesi, immagini e caratteristiche genetiche dei pazienti.

Da questa massa di dati si ricavano informazioni che sfuggono all’occhio umano, per sviluppare modelli di medicina personalizzata, per esempio per trattare in modo mirato i tumori.

Paolo Soda, professore associato di Sistemi di elaborazione delle informazioni della Facoltà dipartimentale di Ingegneria dell’università Campus Biomedico di Roma, spiega:

“Potenzialmente la radiomica è anche un modo per fare prevenzione. Il medico può, infatti, avere a disposizione sistemi basati sull’uso del calcolatore capaci di elaborare, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, grandi moli di dati evitando errori dovuti banalmente alla stanchezza”.

La diagnostica per immagini, sin dagli albori, si è avvalsa di energie fisiche; lo racconta bene la mostra “The Beauty of Imaging” allestita alla Città della Scienza fino al 6 gennaio e promossa dal gruppo Bracco. Dai raggi X ai fotoni agli ultrasuoni con l’ecografia, e poi i campi magnetici con la risonanza magnetica, e ancora le radiazioni alfa, beta e gamma – ricorda Sergio Papa, direttore diagnostica per immagini e radiochirurgia del Centro diagnostico italiano:

“Abbiamo adesso un ulteriore avanzamento che non possiamo considerare un’energia fisica come le precedenti, ma un avanzamento legato alle potenzialità che ci ha fornito l’intelligenza artificiale. In pratica applicare alla visione, alle lettura di immagini radiografiche, tac, risonanze, ecografia ed altre modalità diagnostiche, l’utilizzo di intelligenze artificiali e deep learning, ci porterà probabilmente in un futuro non lontano a poter prevedere l’andamento, la progressione e la risposta alla terapia di molte lesioni che oggi vediamo radiologicamente”.

E il radiologo funge da “cerniera” fra i medici di altre specializzazioni e sistemi sempre più automatizzati, spiega Luca Brunese, ordinario di Diagnostica per immagini all’università del Molise: “Potrebbe cambiare il lavoro del radiologo? Secondo me no. Secondo me la radiomica offrirà un tour diagnostico in più, sarà un’opzione in più che il radiologo userà in aggiunta agli strumenti che già ha nell’ambito della diagnostica per immagini”.