Legambiente, stop aiuti a idrocarburi. Ridistribuire risorse
Sono circa 18,8 i miliardi di euro che, secondo le stime di Legambiente, sono arrivati in un anno in Italia al settore delle fonti fossili, tra sussidi diretti e indiretti al consumo o alla produzione di idrocarburi. L’associazione, che da diversi anni pone la questione della cancellazione dei sussidi al settore dell’oil and gas al centro dell’agenda politica nazionale, ha presentato ieri mattina a Ravenna il suo sesto dossier sull’argomento.
L’associazione ambientalista ribadisce “l’assurdo paradosso per cui le fonti inquinanti e responsabili dell’effetto serra continuano a beneficiare di ingenti sostegni” mentre “esistono tutte le condizioni per accorciare i tempi dell’uscita dalle fonti fossili e contenere l’innalzamento della temperatura del pianeta entro 1,5 gradi centigradi, ora che le fonti rinnovabili sono pienamente competitive per tanti usi”.
In Italia, con la pubblicazione del ministero dell’Ambiente nel 2016 del Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e favorevoli, i sostegni alle fonti fossili sono entrati nella rendicontazione nazionale; il catalogo, però, è fermo al 2017 denuncia Legambiente chiedendone l’aggiornamento oltre all’inserimento della road map per la cancellazione entro il 2025 dei sussidi alle fonti fossili nel Piano Energia e Clima.
Secondo l’associazione ambientalista, oltre 14,3 miliardi di euro all’anno di sussidi alle fonti fossili sono eliminabili in parte subito e del tutto entro il 2025, mentre 4,5 miliardi di euro possono essere rimodulati, nello stesso settore o in altri, ma in modo da spingere l’innovazione e ridurre le emissioni.
Nel rilevare che sono particolarmente assurde le esenzioni dalle accise di cui beneficia il trasporto aereo per 1,5 miliardi di euro all’anno, Legambiente indica che i sussidi alle fossili si possono ridistribuire con 4 miliardi in più al Servizio Sanitario Nazionale e al Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente; 4 miliardi in più all’istruzione scolastica e all’Università; 3 miliardi in più per il Fondo Nazionale Trasporti, per rilanciare il servizio; 3 miliardi per la lotta al dissesto idrogeologico e per l’adattamento ai cambiamenti climatici.