Roberto Capone, channel manager di Diagnostica Spire

Con una goccia di sangue scopri se soffri di permeabilità intestinale o se hai le difese immunitarie al TOP

Con una goccia di sangue scopri se soffri di permeabilità intestinale o se hai le difese immunitarie al TOP

Le malattie autoimmuni, croniche ed oncologiche purtroppo sono sempre più diffuse e spesso possono causare pessime condizioni di vita. Molte patologie ma anche diversi sintomi sono caratterizzati da danni ai tessuti e perdita di funzionalità a causa di una risposta immunitaria diretta contro organi specifici.

Questo succede quando la permeabilità della barriera intestinale viene compromessa, lasciando così passare nel sangue tutto quanto nel sangue non ci dovrebbe mai passare: virus, metalli pesanti, muffe, contaminanti chimici, molecole di cibo, proteine non digerite. Questo succede perché qualcosa altera e allenta le giunzioni intercellulari strette della barriera epiteliale. In particolare è la Zonulina che modula lo stato fisiologico delle giunzioni intercellulari. La zonulina è una proteina che può provocare danni quando viene prodotta in eccesso, scatenando appunto le patologie autoimmuni.

Ad attivare la Zonulina è la Gliadina, che insieme alla Glutenina è la principale componente del Glutine, la proteina del frumento e di tanti altri grani alimentari. Quindi più mangiamo cibi a base di glutine più siamo a rischio di alterare la permeabilità intestinale, con tutto quello che ne consegue. Non è un problema solo dei celiaci o di chi soffre di gluten sensitivity, ma potenzialmente di tutti.

A scoprire nel 2000 questo nuovo paradigma è stato un gastroenterologo, pediatra e ricercatore italiano che lavora da decenni negli USA, il professor Alessio Fasano, responsabile del centro di ricerca sulla Celiachia Infantile del Massachussetts General Hospital di Boston, docente alla Harvard Medical School e a oggi considerato la massima autorità a livello mondiale nei problemi legati alla celiachia e alla ormai ben più diffusa intolleranza al glutine.

Il soggetto con un intestino disbiotico spesso soffre dei sintomi più svariati: non digerisce bene (la flora microbiotica produce enzimi digestivi), si ammala facilmente a causa di un indebolimento del sistema immunitario; soffre di ricorrenti infezioni quali cistiti o candidosi; si sente spesso stanco e senza energia; stitichezza o diarree frequenti; lamenta meteorismo o aerofagia.

Ma ci sono altri campanelli d’allarme e possono essere: alitosi, dolori addominali; colon irritabile; cefalea, foruncolosi e dermatite…

Ecco perché è così importante indagare con test non invasivi sul corretto funzionamento del nostro apparato digerente per poi proseguire con un corretto percorso alimentare ed integrativo.

Sarà questo l’argomento di Laboratorio Salute assieme a Roberto Capone, channel manager di Diagnostica Spire, azienda specializzata nella diagnostica di laboratorio e Fabrizio Reggiani, esperto di salute.

In particolare il manager Capone ci spiegherà come tramite un prelievo ematico con pungidito e un campione di urine sono in grado di fornire non solo reali indicazioni sulla presenza di una disbiosi ma soprattutto sono in grado di localizzare se questa sia in atto nell’intestino tenue o nel crasso.

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