Un’ indagine effettuata dalla Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, dall’Osservatorio permanente Giovani e Alcol e dalla Associazione Laboratorio Adolescenza, su un campione di 1180 studenti di terza media residenti a Roma, Milano, Napoli, Torino e Palermo, mette in evidenza il rapporto tra gli adolescenti e le sostanze alcoliche.
Secondo i dati raccolti, emerge che gli adolescenti che hanno avuto il primo contatto con l’alcol in ambito familiare (in Italia sono la maggioranza), mantengono un rapporto con le sostanze alcoliche molto più moderato rispetto a chi l’esordio lo ha avuto in ambito amicale. Al contrario, tra chi ha cominciato con gli amici, il 12,3% non beve, il 49% è un bevitore occasionale e il 38,5% è un bevitore abituale.
Ma il dato che più balza all’occhio è quello relativo alle ragazze: sono infatti le femmine a soffrire di più il condizionamento dei coetanei. La prova viene, anche in questo caso, dai numeri: tra coloro che hanno già avuto ripetute esperienze di ubriacatura in gruppo, la distanza tra maschi e femmine si riduce moltissimo (maschi 8,6%, femmine 7,0%).
Il motivo? La spiegazione, secondo Carlo Buzzi, sociologo dell’Università di Trento e direttore scientifico della ricerca, è da ricercarsi principalmente nel desiderio delle giovani di “adeguarsi al gruppo” e di “divertirsi”. E il motivo per cui si beve sarebbe legato invece al desiderio di dimenticare i problemi.