L’urbanizzazione è un fenomeno antropico che si è ampliato in questi ultimi decenni, in concomitanza con l’aumento della popolazione umana mondiale. Come si comportano gli esseri viventi (animali, piante, microrganismi) e gli ecosistemi?
Per rispondere a questa domanda e a altri quesiti occorre indagare il passato, la storia del clima e dello sviluppo delle antiche civiltà. Parallelamente allo sviluppo dei primi insediamenti umani e dei primi centri urbani, diverse specie animali hanno trovato in questi nuovi luoghi delle condizioni vantaggiose al proprio benessere e sviluppo. Pensiamo ai topi, ai ratti, ad alcuni insetti o ai piccioni. L’urbanizzazione, quindi, conferisce alcuni vantaggi a determinate specie ma arreca numerosi disturbi e impatti negativi sia alla fauna selvatica – si pensi agli impatti con le infrastrutture e più recentemente con le pale eoliche – sia agli ambienti e quindi ai rispettivi ecosistemi e cicli naturali (biogeochimici). La stessa urbanizzazione può esacerbare i livelli di siccità che, sebbene siano eventi che accadano naturalmente, l’impronta dell’uomo ne può aumentare lo stress e quindi l’impatto negativo sull’ambiente circostante.
Nonostante ciò, gli esseri viventi e gli ecosistemi sono in grado di adattarsi anche a questi cambiamenti ambientali e disturbi antropici mettendo in atto strategie ecobioevolutive di plasticità tali da permettere la nascita e l’evoluzione di nuove biogeografie e di nuovi equilibri ecosistemici.