Tempi lunghi per la bonifica delle aree inquinate a Spinadesco dalla ditta Vernisol. Con autodenuncia del dicembre 2021, l’azienda che produce vernici per la segnaletica orizzontale, da tempo rilevata dalla compagnia inglese Ennis Paint U.K. Holding Company Ltd, ha comunicato la presenza di contaminanti in alcune aree di sua pertinenza. Nelle acque sotterranee di Spinadesco, lungo il canale, sono state rinvenute tracce di solventi come il cloroformio, composti alifatici cancerogeni, bromodiclorometano, toluene e idrocarburi. A seguito dell’autodenuncia è partita la procedura che ha visto attivarsi il Comune di Spinadesco in prima battuta, per arrivare a una conferenza di servizi nell’aprile di quest’anno. Durante la conferenza, Arpa e Provincia di Cremona hanno chiesto all’azienda un’integrazione e un approfondimento dell’intera area contaminata. Nel corso di questo mese erano attese le indagini da parte dell’Arpa per verificare lo stato del suolo e delle acque in quello che può essere paragonato, con le dovute proporzioni, al caso Tamoil, ma l’azienda ha chiesto un rinvio. Le indagini dell’Arpa potrebbero dunque partire in novembre, a quasi un anno di distanza dall’autodenuncia della Vernisol. Una tempistica decisamente lunga, dunque, per avere un quadro completo della situazione e procedere con la caratterizzazione e la bonifica dell’area. Se non altro, stando a quanto riferito nei mesi scorsi dalla Regione in risposta a un’interrogazione del consigliere regionale Marco Degli Angeli, alla Direzione Generale Ambiente e Clima del Pirellone non sarebbero pervenute segnalazioni concernenti situazioni di rischio per la salute dei cittadini. Né, precisa ancora la Regione, tali situazioni sono state direttamente riscontrate. Resta quell’area contaminata da composti cancerogeni che da anni attende una soluzione, dal momento che l’inquinamento prosegue da parecchio tempo prima dell’autodenuncia della nuova proprietà. Insomma, un altro grave caso di inquinamento ambientale che a Cremona ancora non trova soluzione, nella speranza che non si tratti, anche nella tempistica degli interventi per la messa in sicurezza, di un secondo caso Tamoil.