Pronto soccorso: attese fino a 48h

Sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta tra oltre 11500  iscritti della Cisl sul “Servizio Sanitario in Lombardia” curata da BiblioLavoro, il centro studi del sindacato. I dati raccolti evidenziano rinunce alle cure a causa di tempi di attesa troppo lunghi, difficolta nell’accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri oltre a carenze nell’assistenza domiciliare integrata e attese lunghissime nei pronto soccorso: tra la presa in carico del paziente e il ricovero in reparto si aspetta,  in media otto ore, con picchi fino a 48 ore. Nei pronto soccorso delle province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Mantova, Milano e Pavia per essere visitati possono occorrere fino a 12 ore, mentre per un ricovero d’urgenza nelle province di Brescia, Como, Milano, Pavia e Varese ci possono volere fino a due giorni. Il tempo massimo d’attesa previsto dal codice di priorità indicato nell’impegnativa dal medico non è stato rispettato in quasi la metà delle visite di specialistica ambulatoriale con priorità U (urgente); per le altre priorità B (breve) e D (differibile) il mancato rispetto è stato superiore nel 40% dei casi. Per gli esami con priorità di 10 giorni e per quelli con priorità di 60 giorni, l’erogazione è stata successiva, rispettivamente, nel 40,3% e nel 18,0% dei casi. Oltre sei rispondenti su dieci hanno rinunciato (“qualche volta” o “spesso”) nel corso dell’ultimo anno alle cure. I tempi d’attesa sono il principale motivo della rinuncia. Quasi un intervistato su due ha rinunciato alle cure per ragioni economiche e oltre quattro su dieci per ragioni legate alla scomodità fisica o organizzativa delle strutture sanitarie. Complessivamente, fra quanti hanno fatto prestazioni di diagnostica strumentale a pagamento più di otto su dieci sono ricorsi a strutture private. La ricerca si riferisce a dati 2023. Da non sottovalutare anche la questione sicurezza dopo l’ennesima aggressione ai danni di operatori sanitari avvenuta al pronto soccorso dell’ospedale di Crema. Il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni chiede che le leggi, esistenti, vengano applicate.